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Produzione italiana di macchine da scrivere, XX secolo (Italia)

La storia dell’industria delle macchine da scrivere in Italia è legata indissolubilmente alla storia della fabbrica Olivetti di Ivrea. Dopo il lancio nel 1911 del primo modello (di cui sono esposti diversi esemplari qui al Museo), nel 1920 la Olivetti M1 viene sostituita dal nuovo modello M20, presentato per la prima volta alla fiera internazionale di Bruxelles dello stesso anno. Grazie a questa macchina, la piccola ditta familiare Olivetti si appresta a diventare in pochi anni una grande azienda internazionale e un esempio universale di industria moderna grazie anche al contributo di Adriano, figlio del fondatore Camillo, che aggiornò la fabbrica secondo i canoni dell’organizzazione scientifica del lavoro.

Grazie all’apertura di nuove filiali in altri paesi, che permettono alle macchine Olivetti di aggredire anche i mercati esteri, la produzione delle M20 nel 1922 supera i 2.000 esemplari, che diventano 4.000 nel 1924, 8.000 nel 1926 e 13.000 nel 1929. Parallelamente, in Italia si affacciano sul mercato altri modelli “concorrenti”, come la Vittoria del 1918 e la Hesperia del 1923 (entrambe esposte qui al Museo), ma la qualità delle macchine Olivetti e il riconoscimento già ottenuto negli anni precedenti, non consentirono mai a nessun concorrente di avvicinarsi neanche lontanamente ai numeri della produzione Olivetti, che nel 1930 lanciò il suo terzo modello, la M40. Poco dopo, nel 1932, la fabbrica lanciò anche il suo primo modello di macchina da scrivere portatile, la MP1 (Macchina Portatile 1), anche nota come Olivetti ICO. Anche questo modello ebbe sul mercato un successo fortemente maggiore delle altre concorrenti portatile italiane, come la Juventa, la SABB e l’Invicta (tutte esposte qui al Museo).

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