La macchina da scrivere Columbia è una bellissima macchina da scrivere a indice che è stata la prima macchina da scrivere prodotta dal leggendario inventore Charles Spiro, un orologiaio di New York, inventore meccanico e avvocato che ha in seguito progettato altre superbe macchine da scrivere tra cui la Bar-Lock, la Visigraph e la Gourland (tutte esposte qui nel Museo).
La Columbia fu, insieme alla Crandall (anch’essa esposta al Museo) e alla Hamilton Automatic, una delle prime macchine da scrivere a consentire una spaziatura proporzionale dei caratteri digitati, con il carrello che si muoveva in modo variabile a seconda delle diverse larghezze dei caratteri, consentendo quindi la scrittura di un testo più omogeneo e facilmente leggibile (quello che oggi chiameremmo testo “giustificato” sui nostri computer). Più specificamente, la Columbia è stata la prima macchina da scrivere a indice che consentiva una spaziatura proporzionale e anche tra le prime a fornire una scrittura visibile. Tutte queste incredibili caratteristiche per una macchina così antica, sono state rese possibili dall’abile maestria del signor Spiro, che ha utilizzato le sue conoscenze di orologiaio per applicare per la prima volta la meccanica di precisione alla produzione di macchine da scrivere. È interessante menzionare che, quando aveva solo 16 anni, Charles Spiro, inventò nel negozio di orologi di suo padre un meccanismo per la ricarica della molla degli orologi. Prima di questa invenzione, gli orologi avevano chiavi separate che venivano inserite a questo scopo nella parte anteriore o posteriore dell’orologio. Charles Spiro migliorò questo meccanismo obsoleto e ricevette per il suo brevetto la grossa somma (per l’epoca) di 4.000 dollari, che forse fu utilizzata in parte anche per avviare la sua attività di produttore di macchine da scrivere.
Vennero prodotti 3 modelli diversi della Columbia: il modello “1A”, che scriveva solo lettere maiuscole; il modello “1B”, che scriveva sia le lettere maiuscole che minuscole per mezzo di due ruote portacaratteri separate; e il modello “2”, qui in mostra, che scriveva lettere maiuscole e minuscole con un’unica ruota portacaratteri più grande.